È difficile quantificare la durata della guerra a Gaza. Un anno e mezzo, la più lunga di sempre nella Striscia. Oppure oltre settant’anni, a partire dall’esodo forzato della popolazione palestinese. Tre quarti di secolo di buio, con brevi momenti di luce: gli anni Novanta, Oslo, la promessa di una Palestina di pace. Oggi, nella distruzione che non accenna a fermarsi, immaginare un futuro meno cupo – o addirittura un futuro democratico – è, forse, più difficile che mai. Un dialogo fra una delle più autorevoli giornaliste italiane e uno scrittore palestinese, ex ministro della cultura dell’ANP, rimasto bloccato nella Striscia per i primi sessanta giorni di guerra. Per provare a pensare, su Gaza, due cose ugualmente impensabili: il presente, e il futuro.